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48 ore in via D’Amelio, diario di un’emozione.

Sono nato in una famiglia di umili origini dove, però, i valori della legalità, della giustizia, del rispetto delle altrui idee e persone erano intrinseci e impregnati in ogni attività quotidiana, in ogni discorso, in ogni raccomandazione.
Ricordo, mio papà mi parlava sempre del “Picchetto d’Onore” da lui svolto parecchie volte presso l’Altare della Patria o altri luoghi simbolici.
– Il “picchetto” o “guardia d’onore” è un servizio, generalmente svolto in alta uniforme da militari delle forze armate o forze di Polizia, presso luoghi definiti simbolici, anche per alto valore storico o istituzionale, a tutela degli stessi e a dimostrazione che gli stessi meritano il rispetto di tutti.-
Naturalmente, nulla vieta che questo servizio sia svolto anche da comuni cittadini, convinti della preziosità di un luogo, un monumento o altro meritevole di tale riconoscimento.
Il Movimento delle Agende Rosse, bisogna dire purtroppo, ha molti luoghi simbolo, meritevoli di tale riconoscimento, il primo è l’Albero della Pace, un ulivo proveniente da Gerusalemme e trapiantato in Via Mariano D’Amelio, a Palermo, nel cratere provocato dall’auto bomba posta da mafiosi e agenti segreti deviati non fedeli e traditori di quello Stato al quale avevano giurato fedeltà!
In quel Sacro luogo, il 19 luglio 1992, alle ore 16,58, una terribile esplosione stroncò le giovani vite di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Agostino Catalano.
Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, spinto dalla rabbia generata dall’utilizzo improprio di quel luogo, per noi Sacro, da parte di alcuni personaggi, creò un gruppo di volontari che tutelassero quel luogo.

Con la motivazione più che giusta di dedicare un giorno della propria vita a chi la vita l’aveva persa per noi, mai, forse, avrebbe potuto immaginare il gran numero di persone prenotate nel gruppo da lui formato, anche da fuori Italia, a tutelare con una presenza fisica quell’albero dall’alto valore simbolico. Quella che avrebbe dovuto essere “semplicemente” un servizio di tutela, si è naturalmente trasformato in un luogo da “Picchetto d’Onore”.
Una Guardia d’Onore atta non solo alla tutela del luogo simbolo, ma preposta all’accoglienza delle persone in visita da ogni parte del mondo, dando loro le spiegazioni richieste alle domande più variegate, a cominciare dai bambini fin’anche alle persone adulte desiderose di sapere.
Naturalmente la mia presenza non è potuta mancare, iniziai così le mie 48 ore.
Più che parlare di ore, puramente indicative, c’è da parlare e scrivere del turbinio di emozioni che una persona prova visitando quei luoghi, emozioni indescrivibili e comprensibili, a volte, soltanto da chi le ha profondamente vissute.
Appena arrivati a Palermo, quest’anno, infatti, ho avuto il privilegio di avere la preziosa compagnia di mio papà, un uomo tutto d’un pezzo con alle spalle 88 anni di saggezza, il primo pensiero è stato quello di rendere omaggio alla “Casa di Paolo” e all’Albero della Pace di Via D’Amelio, luogo simbolo della strage.

Qui il cuore comincia a palpitare, le lacrime si trattengono a stento e le distrazioni arrivano immediatamente incontrando un gruppo di visitatori arrivati da Genova e aventi bisogno di sapere e acquisire conoscenza dell’accaduto e sulla nostra presenza.

Mi butto a capofitto nelle delucidazioni, impegno che mi consente di asciugare al vento gli occhi lacrimosi di chi non piange i morti, ma ricorda la vita di quegli eroi. Incuriosito dall’attività svolta, appena gli ospiti si sono allontanati, anche mio padre vuole saperne di più, seppur sia già stato erudito anche durante il viaggio che ci ha condotto nel capoluogo siciliano.
IL 18 luglio si apre con la visita alla Caserma “Lungaro“, sede anche dell’ufficio scorte. Qui le Agende Rosse si sentono a casa, grazie anche all’ospitalità della Polizia di Stato. Rivedo cari amici, parenti delle vittime, da Luciano Traina ad Antonino Vullo, Vincenzo Agostino, Graziella Accetta e tanti altri, il cuore mi si apre, anche pensando al loro dolore.

Luigi Lombardo fa gli onori di casa, cominciano i ricordi, i saluti, i silenzi, i commenti.

Il “silenzio fuori ordinanza” dal fiato di una tromba e l’omaggio alla “Quarto Savona 15”.

I saluti e i commiati avvenuti al pranzo della mensa Agenti, ci siamo lasciati con l’impegno di ritrovarci il prossimo anno.
Pomeriggio ore 15.00, indossare la pettorina di scorta alla memoria mi riempie d’orgoglio! Aspettavo questo momento da quando Salvatore Borsellino aveva aperto le prenotazioni per il servizio di scorta.

Quante volte sono stato all’Albero della Pace? Tantissime! Eppure questa volta l’emozione è diversa, questa volta sono di “Picchetto d’Onore!”.

Si svolgono gli ultimi preparativi per il 19 luglio, si completa il palco, il sistema audio, si fanno le prove tecniche, si accolgono i visitatori. Una delle situazioni più bella? Mio padre che mi guarda con orgoglio e ammirazione.

Mi sento fiero, gonfio d’orgoglio, emozionato, sicuro, un soldato impavido con la sua corazza rossa, la pettorina e l’Agenda Rossa in mano. La sera giunge presto, siamo stanchi, accaldati, ma fieri.
19 luglio 2021, alle ore 08.30 siamo già al cimitero “Santa Maria di Gesù” di Palermo, rendere omaggio alle tombe si Paolo Borsellino, Claudio Traina, Vincenzo Li muli, Nino Agostino con la moglie Ida Castelluccio e la mamma di Nino, la signora Augusta Schiera, è un dovere! Lontani ma vicini nel mio cuore, rendo omaggio a Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina e Agostino Catalano. Abbraccio Luciano Traina, Tiziana Li Muli e la sua famiglia, Manfredi Borsellino, Vincenzo Agostino e corro in Via Mariano D’Amelio.

Oggi il mio dovere continua lì. Indosso la pettorina, con Angelo Garavaglia Fragetta stabiliamo i servizi, si accolgono le persone, sul palco si alternano gli ospiti, i famigliari delle vittime. Si ricorda, si commemora, c’è rabbia, amarezza, si urla “fuori la mafia dallo Stato!”, c’è voglia di verità e di giustizia, la stessa che urliamo da 29 anni!

Giunge la sera, segue la notte, si fa il punto della situazione. Sono stanco, accaldato, sudato, ho voglia di una doccia gelata, ma tutto passa in secondo piano rispetto alle soddisfazioni sopraggiunte.
48 ore intense, uniche, eccezionali! Perché raccontarle? Perché voglio raccontare a chi a Palermo non c’era, questa ricarica vitaminica utile all’anima, alla coscienza, alla storia.

Raccontare queste ore di affetti e passioni, nonostante le tv nazionali e le testate giornalistiche importanti abbiano dedicato mini servizi, magari con immagini di repertorio.

Un giornalismo non libero, asservito, con alcuni giornalisti imbavagliati non solo dalle mascherine anti covid e con il timore reverenziale nei confronti degli editori non aventi interesse ad informare il Popolo Italiano.

Facendo un gioco politico, un popolo ignorante e disinformato si governa meglio! Tranquilli, c’è Salvatore Borsellino, ci sono le Agende Rosse, c’è il popolo presente in via D’Amelio, tutti pronti a informare, a urlare giustizia e verità!
A tutte le persone che leggono e che leggeranno questo breve diario, consiglio le mie 48 ore di ricarica a Palermo, in via D’Amelio, venite con noi!

Non accontentatevi di ascoltare o leggere i racconti, viveteli in prima persona, con orgoglio!

Unitevi a noi, come disse mio padre a conclusione dell’evento: “Siamo una grande bella famiglia!”.

Giuseppe Carbone

A.R.Liguria

 

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