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Le parole delle madri

Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato e Emilia Incandela, madre di Agostino Catalano

In questi giorni così vicini alla memoria dei trent’anni dalla tragedia di Via D’Amelio, la concentrazione è più alta. Alla scuola di Salvatore Borsellino, dei suoi familiari e dei familiari delle scorte vittime delle stragi, abbiamo imparato a riconoscere la qualità della lotta alla mafia che si evince dalle parole usate e anche dalla tempistica che spesso tradisce l’opportunismo e il cinismo di molti attori sulla scena mediatica. Sappiamo che è stato un deficit di volontà politica a creare le condizioni per questo vuoto di verità, il vero mostro che accompagna le vite di chi è rimasto.

Tra le tante vie da seguire, fedeli ai suggerimenti ricevuti da Paolo Borsellino, quella della cultura e della educazione sembrano le più incisive. Ci permettono di lavorare su tempi lunghi, coltivando un tessuto alternativo che ha la sua ragione nonostante lo scarso impatto sui tempi brevi. Questo lavoro, austero ed entusiasmante allo stesso tempo, ha il vantaggio di essere sorretto da una motivazione che sfugge alla violenza e all’intimidazione. Sì, perché la motivazione, quella forza che al mattino abbiamo senza sapere perché, è indisponibile a qualsiasi pressione e assomiglia molto alla libertà interiore che nessuno può mettere in gabbia.

In questi ultimi anni ho cercato parole nuove che aprissero finestre nuove per guardare con occhi nuovi quelle immagini orribili di Capaci e di via D’Amelio. Ci sono delle vie d’uscita a quel fastello di pensieri che non trovano mai uno sfogo, sempre pronti ad evocare quella frase che una mia alunna di seconda media ha pronunciato con questo sentimento: “Tanto vince sempre la mafia”?!

A questo proposito voglio ringraziare alcune donne, soprattutto madri, perché nelle loro parole e nella testimonianza che le hanno accompagnate, offrono un punto di vista prezioso, quello, appunto, di madre. Mi riferisco a Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato e ad Emilia Incandela, madre di Agostino Catalano.

Pensate a noi – aveva detto al presidente (Napolitano) Emilia Incandela – al dolore delle mamme che non possono più baciare i propri figli. Il nostro dolore è sempre vivo e si rinnova ogni volta che apprendiamo che i mafiosi si avvantaggeranno da nuove norme”.

Parole che trasudano amore e lucidità, che mostrano le ferite di un amore strappato e il desiderio lungimirante di una legge giusta. Sono parole dirette, che non si perdono nella nebbia inutile del politichese, ma mantengono il timbro della madre e perciò la forza di toccare i cuori.

Perché è lì dentro che si combatte la battaglia decisiva. “È nel segreto delle intenzioni che si distillano nuovi veleni” ci ha ricordato Bernanos. Sono parole che indicano la giustizia come balsamo dei sentimenti offesi, più che la garanzia del diritto.

Sono madri anche quelle dei mafiosi che, chiuse nel carcere della loro realtà distorta, mantengono una feritoia aperta, anche senza saperlo, per udire una parola che finalmente le liberi dai sotterranei della società. Ne basta una, quella di Felicia Bartolotta: “Vendetta non ne voglio, solo giustizia”. Una frase che allo stesso tempo è un approdo per chi delinque e un freno per chi è spinto a farlo. Una parola di madre, che vede il mondo popolato di figli.

Raccogliamo questo tesoro di tante vite spese nel silenzio di una testimonianza poderosa e ruminiamo queste parole di madri. Vogliamo chiedere a loro quel supplemento di coraggio che colmi i vuoti di verità e giustizia che a volte sembrano prevalere.

Coraggio, tenacia, amore per la verità e gioia che ho conosciuto in Roberta Gatani, capace di trasmettere il messaggio della gioia più forte del dolore, che ora vive nello spirito che anima la casa di Paolo a Palermo. Spirito che ha contagiato molte persone, molte donne che hanno in dote quell’alfabeto generativo così necessario nella cultura e nell’educazione.

Concludo con la sola parola che esprime il mio sentimento: grazie! Per avermi fatto attraversare il tempo delle stragi senza perdere la speranza.

Grosseto, 15 luglio 2022                                        

Marcello Campomori
Movimento Agende Rosse gruppo Agostino Catalano – Maremma

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