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Mafia, Salvatore Borsellino: “Lagalla e Schifani non graditi in via d’Amelio”

 
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“Condivido assolutamente le parole di Morvillo sulla partecipazione di alcuni personaggi alle commemorazioni in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Personaggi che, nonostante non siano dei mafiosi, non hanno mai apertamente preso le distanze, dissociandosi, dall’appoggio che figure, dichiaratamente in odor di mafia o addirittura condannate per mafia, hanno manifestato loro durante la recente campagna elettorale. Questi personaggi non saranno sicuramente graditi alle commemorazioni del 19 luglio per Paolo in via d’Amelio. Lo dico sin da adesso. Mi riferisco al sindaco di Palermo e al presidente della Regione siciliana”. A dirlo all’Adnkronos è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso 30 anni fa nella strage di via d’Amelio insieme agli agenti di scorta, manifestando “piena sintonia” con le parole pronunciate da Alfredo Morvillo.

Il fratello di Francesca, moglie del giudice Giovanni Falcone, oggi diserterà la Giornata conclusiva per le commemorazioni del trentennale delle stragi, in programma a Palermo. Non sarà né al bunker del carcere Ucciardone, che sarà intitolato a Falcone e Borsellino, né al Teatro Massimo per il Requiem per le vittime di mafia. “In una giornata dedicata solennemente a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ha detto Morvillo all’Adnkronos – non si può accettare di condividere questo momento con personaggi, inevitabilmente invitati, che non hanno nulla a che fare con i nostri amatissimi indimenticabili giudici”.

“Da questi personaggi arriva un messaggio, quello che con la mafia è possibile convivere. Un messaggio devastante che io non accetto e che nessuno dovrebbe accettare”, prosegue Salvatore Borsellino. Il fondatore delle Agende rosse non nasconde la propria amarezza: “Siamo tornati a trent’anni fa, a una stagione che pensavamo definitivamente archiviata”.

Le recenti campagne elettorali e il ritorno in campo dell’ex governatore siciliano, Totò Cuffaro, che è riuscito a riportare il suo partito, la Dc, sugli scranni di Sala delle Lapidi e di Sala d’Ercole, “mi ha profondamente colpito. In negativo”. “Io riconosco il diritto di Cuffaro, una volta scontata la sua pena, a condurre la propria vita. Dal mio punto di vista e da quello dei familiari delle vittime di mafia, però, vedere certi personaggi tornare in auge in politica è una cosa che addolora. Un’offesa”. Anche la vittoria alle scorse regionali dell’ex presidente del Senato, Renato Schifani, ha per il fratello di Borsellino un sapore amaro. “Quando decisi di tornare in via d’Amelio, dopo anni passati in ‘disparte’, fu proprio per impedire a Schifani di deporre la sua corona d’alloro in via d’Amelio, per dirgli ‘la porti altrove, magari sulla tomba di Mangano’. Poi la presenza di mia cognata che aveva nei confronti delle Istituzioni un atteggiamento diverso, mi dissuase. Le Agende rosse sono nate anche per questo: per impedire che certi personaggi potessero portare simboli di morte nel luogo di una strage di Stato”.

Per lui quella data, 19 luglio 1992, è stata anche “l’inizio del mio riscatto, del mio impegno civile perché sino ad allora pensavo che bastasse essere una persona perbene, rispettare le leggi. Invece nel luglio del 1992 ho capito che occorreva impegnarsi in prima persona, fare nel proprio piccolo la propria parte come diceva sempre Paolo. Oggi, però, vivo il periodo peggiore della mia vita. Mai avrei pensato che saremmo tornati indietro di 30 anni”.

(di Rossana Lo Castro da AdnKronos.com)

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