INTERVISTA a Massimiliano Travaglini, coordinatore del gruppo del Movimento delle Agende Rosse «P. Borsellino-G. Falcone» Abruzzo: «Non possiamo e non dobbiamo essere ipocriti e commemorare un solo giorno all’anno, troppo spesso, purtroppo, approfittando delle ricorrenze per “passerelle di circostanza” e per deporre anche qualche corona di Stato o di rappresentanza, come avvenuto in passato in via D’Amelio.»
La strage di via D’Amelio è uno degli episodi più feroci della strategia stragista di Cosa nostra di inizio anni Novanta. Una stagione su cui non abbiamo ancora piena luce, giustizia e verità per le connivenze, complicità e depistaggi delle «menti raffinatissime» di cui parlò già Giovanni Falcone dopo il tentato attentato dell’Addaura.
Uno dei simboli dei depistaggi è l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, fatta sparire il giorno stesso dell’attentato in via D’Amelio e allo stesso tempo, da oltre dieci anni, anche della ricerca della verità e della giustizia: il Movimento delle Agende Rosse, presente in tante parti d’Italia, fondato da Salvatore Borsellino (fratello del giudice) ormai dieci anni fa.
In Abruzzo il coordinatore del gruppo, intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è Massimiliano Travaglini (nella foto a sinistra, con al centro Luciano Traina e Paolo De Chiara).
Con lui abbiamo ripercorso questi anni di attività in Abruzzo e condiviso alcune riflessioni su questi ultimi anni. Si definisce «un semplice e comune cittadino d’Abruzzo della provincia di Chieti, originario di Casoli» che non ha «meriti nè titoli particolari, tantomeno onorificenze e riconoscimenti di alcuna natura» e non si deve «candidare in alcun contesto».
Come hai conosciuto Salvatore Borsellino? Come ti sei avvicinato al Movimento delle Agende Rosse?
«Ho conosciuto Salvatore Borsellino nell’anno 2009 quando tenne una riunione ufficiale a Roma per costituire ufficialmente il movimento-associazione delle Agende Rosse di cui è Presidente coadiuvato dal Direttivo nazionale formato da Angelo Garavaglia Fraggetta, Marco Bertelli, Carmen Duca, Giorgia Oppo, Federica Fabbretti, Alessandra Antonelli, Roberta Gatani e Rosanna Melilli.
Il nome fa riferimento alla ormai famosa “Agenda Rossa” del magistrato scomparsa appena dopo la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992 e nella quale erano trascritti nomi, cognomi e notizie che sono ancora oggi elementi di ricatto e connivenze. E così dopo averlo ascoltato attentamente, coinvolto emotivamente per tutto ciò che disse in maniera predittoria ed anticipatoria a tutti i fatti che poi si sono verificati negli anni, mi chiesi cosa potessi fare per una causa così nobile e pregna di valori morali nella ricerca della verità e della giustizia, da cittadino, su quella tragica strage nella quale persero la vita Paolo Borsellino e i cinque Angeli della sua scorta della polizia di stato: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e prima donna della polizia a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L’unico sopravvissuto fu l’agente capo scorta Antonino Vullo (nella foto in basso), risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione, in gravi condizioni. Decisi di aderire per dare il mio modesto contributo ad una causa troppo importante e decisiva per la nostra società e per il futuro delle nuove generazioni nel nome di chi aveva sacrificato, così come in tutte le altre stragi ed omicidi d’Italia di mafia e di Stato la propria vita nell’espletamento del proprio dovere di veri servitori delle Istituzioni (non presunti tali) anche nell’interesse di tutti noi cittadini comuni.
Ricordo un particolare: eravamo in pochi, circa 25 persone – in quella prima occasione – convenute in prevalenza dalle regioni del centro Italia. Mentre ad oggi siamo circa 50 gruppi territoriali in ambito nazionale con circa 8 mila iscritti sul sito nazionale www.19luglio1992.com e sparsi in tutt’Italia, spaziando da Udine, Genova, Torino e Milano per attraversare quasi tutta l’Italia e, quindi, anche in Toscana, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo con il nostro gruppo, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia con i maggiori gruppi di Palermo e Messina. Tutti i gruppi sono intitolati alle vittime innocenti di mafie e di terrorismo».
Il 19 luglio è una data simbolo per il Movimento che, ogni anno, si ritrova a Palermo stringendosi attorno a Salvatore Borsellino. Quali ricordi porti nel cuore e quali i momenti più emozionanti?
«Certamente il 19 luglio di ogni anno è una data simbolo per l’intero movimento delle Agende Rosse d’Italia anche se ogni iscritto e simpatizzante porta nel proprio animo e nel proprio cuore tale data così come il 23 maggio (strage di Capaci), il 2 agosto (strage alla stazione di Bologna) e tutte le altre date di omicidi e stragi che purtroppo in Italia sono tante e troppe, per tutto l’anno pensando spesso ai familiari di tali vittime e di tutto ciò che vivono giornalmente dopo le rispettive, purtroppo, perdite dei propri cari.
Non possiamo e non dobbiamo essere ipocriti e commemorare un solo giorno all’anno, troppo spesso, purtroppo, approfittando delle ricorrenze per “passerelle di circostanza” e per deporre anche qualche corona di Stato o di rappresentanza, come avvenuto in passato in via D’Amelio.
Sono andato a Palermo ininterrottamente ogni anno dal 2010 e fino all’anno scorso in occasione della ricorrenza per essere presente, assieme a tutti gli altri iscritti e simpatizzanti, a tutti gli eventi che si organizzano: corteo nelle vie di Palermo, convegno nell’atrio della famosa facoltà di giurisprudenza in via Maqueda, l’«acchianata”» (la salita) sul Monte Pellegrino per giungere al famoso castello Utveggio (sede dei servizi segreti in quel 1992) da dove c’è una veduta nitida e panoramica su via D’Amelio e sull’ingresso del cancello del palazzo dove abitava la famiglia Borsellino, dove fu parcheggiata la famosa 126 imbottita di esplosivo, fino a giungere agli eventi poi del 19 luglio pomeriggio in via D’Amelio con gli interventi dal palco dei familiari delle Vittime, di magistrati, di Salvatore e dell’avvocato di molti familiari di vittime Fabio Repici, per poi giungere al tanto atteso e coinvolgente momento del minuto di silenzio delle ore 16:58 anticipato in modo solenne dal suono della tromba. Ora in cui ci fu l’esplosione.
Per poi proseguire con l’ascolto della lettura della poesia “Caro Paolo” scritta dalla poetessa Marilena Monti.
Purtroppo quest’anno per i noti motivi ci sarà solo la giornata del 19 luglio con un gazebo e uno schermo gigante in via D’Amelio dove saranno presenti Salvatore ed alcuni componenti del direttivo nazionale, oltre alle presenze individuali non organizzate in gruppi.
Ci sarà la diretta streaming dalla mattina del 19 sul nostro sito nazionale. Invito tutti a seguirla.
Di ricordi e di momenti emozionanti ce ne sono innumerevoli: penso a quando sfiliamo in corteo per le strade centrali di Palermo con le nostre Agende Rosse alzate al cielo al grido di: “Palermo è nostra e non di Cosa nostra”. Così come quando dopo il corteo si entrava nell’atrio di giurisprudenza per il convegno serale alla presenza delle massime Autorità antimafia (quelle vere non presunte) al grido: “Ingroia, Di Matteo, Tartaglia, Del Bene e Scarpinato, siete voi il nostro Stato”».
Il Movimento è nato nel 2009, l’anno del terremoto in Abruzzo. Nel 2010 le Agende Rosse organizzarono una manifestazione a L’Aquila per sostenere la lotta delle famiglie delle vittime per avere giustizia, dove partecipò Salvatore Borsellino con un video messaggio. Puoi raccontarci quella manifestazione?
«In merito alla presenza delle Agende Rosse nel 2010 a L’Aquila io non fui presente perché quel giorno ebbi degli impedimenti. Anche a L’Aquila, purtroppo, come troppo spesso avviene in questa nostra amata ma disgraziata (per i noti fatti) Italia e per quanto ne so e potuto leggere e documentarmi, conoscendo anche di persona una straordinaria donna come l’avvocato Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria Rambaldi e presidente dell’associazione “Ilaria Rambaldi onlus” scomparsa in quella tragica notte, mi sento di dire che ci sono stati anche a L’Aquila “morti” anche per colpa di chi aveva degli obblighi istituzionali e di rappresentanza.
Non sta a me entrare in questioni tecnico-giuridiche di merito, ma troppo spesso le verità processuali sono diverse dalle verità oggettive. Abbiamo l’esempio lampante ed illuminante dei processi sulla strage di via D’Amelio dove si è dovuti arrivare a Caltanissetta al “Borsellino quater”, dopo circa 25 anni, per stravolgere e ribaltare tutto quanto venuto fuori nei processi degli anni precedenti».
Quando e come è nato il gruppo abruzzese delle Agende Rosse? Quali sono state le principali iniziative di questi anni e come si è evoluto?
«Il nostro gruppo “Falcone e Borsellino” delle Agende Rosse dell’Abruzzo-Chieti che rappresento è nato formalmente nel novembre del 2014.
Anche se c’è da precisare, per correttezza, che il primo gruppo nacque proprio a Chieti nel 2010 e non era quello attuale. Così come c’è da dire e riconoscere a quel gruppo iniziale con cui noi tutti collaborammo e demmo il nostro contributo e supporto operativo, organizzò e realizzò negli anni il famoso Premio nazionale “Paolo Borsellino – Agenda Rossa” che si svolse per diversi anni in prevalenza a Chieti, oltre che ad Ortona e Lanciano, con la presenza di rappresentanze di tutti gli studenti degli istituti scolastici superiori della provincia stessa.
A tal proposito è doveroso ricordare che nelle diverse edizioni, furono premiati autorevoli personalità della magistratura, giornalismo, cultura, musica, fotografia, imprenditoria, polizia di stato, associazionismo, politica (pochi) e tanti altri. Negli anni successivi abbiamo organizzato manifestazioni, a titolo gratuito, in particolar modo con le scuole della provincia di Chieti (Lanciano, Casoli, Sant’Eusanio del Sangro ed altre scuole) oltre ad altri eventi “antimafia” pubblici aperti ai cittadini in provincia di Chieti ed anche a Pescara.
Penso di non esagerare se dico che il nostro gruppo ne ha organizzati circa trenta di eventi grazie anche e soprattutto al direttivo, che ringrazio pubblicamente, composto da Marie Helene Benedetti (San Salvo), Ferrone Davide (Pianella), Lea Del Greco (Pescara), Massimiliano Di Pillo (Pescara), Serena Verrecchia (Venafro), Rosa Lucia Tiberio (Casalbordino).
Abbiamo avuto la presenza di qualificati relatori come i magistrati Antonio Ingroia, Nicola Trifuoggi e Francesco Menditto (ex procuratore capo della Repubblica di Lanciano) che ringrazio pubblicamente per quanto finalmente fatto sul nostro amato e contaminato territorio, l’ispettore della polizia di Stato (DIA) Pippo Giordano, il consulente delle autorità giudiziarie Gioacchino Genchi, il costituzionialista Enzo Di Salvatore, l’agente di polizia superstite e grande invalido della strage alla stazione di Bologna Tonino Braccia, il direttore di wordnews.it Paolo De Chiara, Marisa Garofalo (sorella di Lea), Giuseppe Caporale e Walter Nanni, rispettivamente autore e regista del docu-film “Colpa nostra”, il vice-questore Katia Basilico, il procuratore di Isernia Carlo Fucci e il questore del capoluogo pentro Roberto Pellicone e diversi altri relatori che hanno dato, alla pari dei citati, un valido e fattivo contributo alla formazione ed alla crescita degli studenti con le rispettive testimonianze di vita. Voglio ringraziare tutti pubblicamente in modo sentito per quanto fanno giornalmente per diffondere al meglio una giusta e dovuta “cultura della Legalità”».
Nei dieci anni dalla fondazione del Movimento l’Italia ha avuto molti cambiamenti, ci sono stati passi in avanti per scoprire tutta la verità sulle stragi del 1992-1993 e sulla trattativa Stato-Mafia. Cosa pensi di quello che è accaduto e sta accadendo?
«Alla fine di tutto il tempo è sempre “giudice imparziale” delle vere verità al cospetto delle false verità, che storicamente, ripetutamente e ciclicamente si cercano di creare con connivenze e rapporti di taluni soggetti sempre con ben precisi nomi, cognomi e comportamenti.
Soggetti che, anziché rispettare quel giuramento fatto nei rispettivi ruoli istituzionali, hanno tradito il proprio dovere di esercitare il loro mandato e, in secondo luogo, la memoria e il nome di tutti coloro che hanno sacrificato la vita per garantirci una società più giusta e più equa.
Certamente con le sentenze ultime avute nei processi “Trattativa stato-mafia” (non presunta come si voleva far credere) e del “Borsellino quater” sono emerse, purtroppo, verità indicibili ed inimmaginabili.
Penso ad esempio a Vincenzo Agostino, papà di Nino agente di polizia ucciso barbaramente davanti ai suoi occhi assieme alla moglie Ida Castelluccio che aveva in grembo un bimbo; Angela Manca, madre di Attilio, urologo massacrato e fatto passare per suicidio; Graziella Accetta, madre di Claudio Domino, ucciso a 11 anni; al mio amico Tonino Braccia, superstite della strage alla stazione di Bologna.
Non in ultimo, per importanza, Salvatore Borsellino e tutti gli altri familiari, seppur non citati, che hanno visto trasformare le proprie esistenze in un calvario, a causa di mafiosi e terroristi, con le complicità e le collusioni di squallidi individui che avrebbero dovuto rappresentare lo Stato.
Io credo in uno Stato fatto di uomini e di donne perbene».
Fonte: Wordnews.it
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