Se dovessi esprimere il concetto di amicizia, lo farei senza astruse parole. Ma ricordando i nomi delle persone con le quali ho condiviso momenti importanti della mia vita: Beppe Montana, Lillo Zucchetto, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Natale Mondo, Filadelfio Aparo e Giuseppe Lercara. Uomini nel vero senso della parola. Uomini che hanno pagato con la vita. Uomini che ancora oggi, sono vivi nel mio cuore, perché seppero regalarmi momenti di infinita amicizia. Tra noi la parola amicizia non era una parola vuota. Era il compendio di fiducia, di stima, che si manifestava anche con lo sguardo silente per dirci che di fronte al pericolo eravamo un tutt’uno.
Voglio ricordare un Uomo, sottolineando che nel calendario della mia vita non esistono specifici giorni per ricordare: i ricordi sono vivi tutti i giorni dell’anno. Ancor prima di citare il suo nome, sento il dovere di affermare, che negli anni ottanta lo Stato abdicò a Cosa nostra. Lo Stato, come da usucapione, fece in modo che Riina e company, diventassero padroni della Sicilia, ma non solo. Tanti storici, ancora oggi propendono nel definire la mattanza e la presa di potere di Palermo da parte di Riina, come una guerra di mafia. Invero, cronisti come Francesco La Licata, Salvatore Cusimano e Giuseppe Lo Bianco, possono testimoniare che si trattò di una vera e propria mattanza, con l’eliminazione degli “scappati”: così definiti, in modo oltraggioso dal gotha di Cosa nostra. In questa mattanza, la mia V° Sezione Investigativa, diretta da Ninni Cassarà, pagò un alto tributo di sangue: solo la V.
Quest’Uomo è Beppe Montana. Beppe non era un semplice funzionario di Polizia, era un Uomo che non faceva distinzione di grado ed io pur cibandomi della sua amicizia, non gli diedi mai del tu: ero un sottufficiale e conoscevo bene la deontologia professionale. Del commissario Montana, mi colpì subito il suo sorriso, la sua allegria e la determinazione nell’agire. Quante notti e giorni trascorsi insieme. Qualche tempo fa, conversando col fratello di Beppe, Dario Montana, ho scoperto che Beppe aveva confidato a lui avvenimenti accaduti tra me e Beppe e di cui nessuno ancora oggi conosce l’esistenza.
Ho un rammarico che attanaglia la mia mente, ovvero aver taciuto a Cassarà, su espressa richiesta di Beppe, che lui aveva locato un appartamento a pochi centinaia di metri da quello di Pino Greco “scarpuzzedda”. Era il mese di maggio 1985 e ricordo bene la circostanza, quando entrambi ci recammo dal proprietario dell’appartamento ed io non ero affatto d’accordo. La mia ritrosia era ben motivata da pregressi “inviti” fatti da un mafioso latitante che soggiornava nella zona. “Dite al dottor Montana di andar via…..” .
Questo episodio è riferito alla presenza di Beppe, qualche anno prima ad Aspra. Il 28 luglio 1985, Beppe fu assassinato non tanto lontano dal quell’appartamento. Non so se a qualcun altro capita, ma a me succede di ricordare l’ultimo istante trascorso insieme con persone che amavo o che ero legato da profonda amicizia. E ricordo l’ultimo pomeriggio che trascorsi insieme a Beppe. Eravamo io, lui e Ninni Cassarà. Pranzammo e ridemmo. Quel giorno non eravamo poliziotti, ma tre veri amici e quando ci salutammo non pensai mai che non li avrei mai più rivisti; prima Beppe e poi Ninni, il 6 agosto successivo. Due Uomini sacrificati dall’indifferenza dell’imbelle Stato.
Pippo Giordano (Associazione Memoria e Futuro)
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