di Guido Di Gennaro e Patricia Ferreira – 19 ottobre 2016
Nino Di Matteo, questo è il nome del Magistrato più a rischio in Italia, ma anche del Magistrato più scomodo.
Nino Di Matteo, classe 1961, è entrato in magistratura nel 1991. Dal 1992 al 1999 ha lavorato nella Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Successivamente è divenuto Pubblico Ministero presso la Procura di Palermo.
Come ricorda lo stesso Di Matteo, ha l’onore di conoscere i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di poter stringere le loro mani e di ascoltare i loro incoraggiamenti, ma purtroppo indosserà per la prima volta la toga da magistrato proprio alla camera ardente di Giovanni Falcone. Ed è dopo la strage di Via D’Amelio a Palermo, che arriva la consapevolezza di non potersi più tirare indietro, di dover dare il massimo dell’impegno.
Indaga, quindi, sulle stragi in cui morirono i magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e sull’uccisione del Giudice Antonino Saetta ed inizia anche ad occuparsi di molti casi riguardanti i rapporti tra mafia, politica ed istituzioni.
Da oltre vent’anni è impegnato nelle inchieste sulla trattativa tra Stato e mafia e sui rapporti tra istituzioni e criminalità organizzata, continuando l’opera già intrapresa dai Giudici Falcone e Borsellino.
Nel 2013 è minacciato di morte da Totò Riina mentre più recentemente il pentito Vito Galatolo rivela allo stesso Di Matteo che un grosso quantitativo di tritolo è già arrivato a Palermo per attuare il progetto di morte ordinato dal latitante Matteo Messina Denaro. Perché, come afferma Galatolo, Di Matteo con le sue indagini è «andato troppo oltre».
Ulteriori intercettazioni nel corso del 2016 hanno portato nuovamente Palermo in uno stato di estremo allarme, tanto che il Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, ha disposto la trasmissione di atti alla Procura di Caltanissetta, che indaga proprio sul progetto di attentato, ed ha anche scritto al Csm, spiegando i nuovi sviluppi investigativi. Dopo la nuova allerta, il Csm ha convocato Di Matteo con urgenza per sentire da lui stesso quale è la situazione e, durante l’audizione, gli è stata prospettata anche una nuova disponibilità a trasferirlo da Palermo in tempi stretti per ragioni di sicurezza. Una chiara indicazione del fatto che i nuovi elementi emersi non sono da prendere alla leggera.
Dopo questo ultimo grave allarme sul progetto di morte contro il magistrato Nino Di Matteo, a Palermo si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato cittadini e associazioni di ogni tipo, tra cui Agende Rosse, Scorta Civica, Libera, Familiari Vittime di Mafia, Addio Pizzo, Fraterno Sostegno Agnese Borsellino, A.N.A.A.M., ANPI, Muovi Palermo, Comitato 23 Maggio e soci del Circolo del tennis di Palermo.
I partecipanti a quella riunione hanno lanciato come prima iniziativa una campagna di solidarietà che consiste nell’esporre degli striscioni con la scritta #IO STO CON NINO DI MATTEO# da appendere ai propri balconi ed invitare i comuni ed altri enti a partecipare.
Sono già in molti ad aver aderito da più parti d’Italia dove si stanno mobilitando in diversi modi per lanciare chiaro e forte il messaggio che il magistrato non è solo.
Molti comuni italiani, grandi e piccoli, hanno già manifestato solidarietà a Nino Di Matteo, conferendogli la cittadinanza onoraria ed esponendo uno striscione sulla facciata del comune.
A Grosseto, un nutrito gruppo di cittadini di tutte le età (il più anziano ha 91 anni) e provenienti da molteplici ambiti della società civile e religiosa (anche S.E. il Vescovo Rodolfo), ha sottoscritto da tempo la richiesta per il conferimento della cittadinanza onoraria a Nino Di Matteo e per l’esposizione di uno striscione sulla facciata del Comune a sostegno del Magistrato.
Il Movimento delle Agende Rosse – Gruppo Agostino Catalano – Maremma, desidera fare la medesima proposta a tutti i maremmani: “Facciamo uno striscione e appendiamolo ciascuno al proprio balcone, diamo il segnale chiaro che Nino Di Matteo non è solo, che noi siamo al suo fianco nella sua ricerca di Verità, Giustizia e Legalità, che lo sosteniamo nella sua lotta alla mafia”.
Guido Di Gennaro e Patricia Ferreira
Movimento delle Agende Rosse – Gruppo Agostino Catalano – Maremma
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