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Paolo Borsellino e il mistero dell’agenda rossa

21 luglio 2024 – Rilanciamo il documentario “Paolo Borsellino e il mistero dell’agenda rossa”, realizzato dal video-giornalista Antonio Nasso per il gruppo GEDI (18 luglio 2024). Il documentario contiene una serie di interviste estremamente interessanti sull’agenda rossa di Paolo Borsellino e la strage di via D’Amelio. Pubblichiamo un estratto delle interviste ed il link al video del documentario.

Movimento delle Agende Rosse

 

Salvatore Borsellino: ‘Queste sono le foto di quando eravamo ragazzi. Amavamo la bicicletta, ce ne eravamo comprata una in due per cui non ci potevamo andare assieme: o ci andavo io o ci andava lui… Venendo ad abitare e lavorare al nord, io ho creduto di lasciarmi alle spalle tutto quello che non mi piaceva perché non mi poteva piacere una città dove la mafia dominava. Paolo in tutte le telefonate mi diceva: ‘Toto, ma perché non torni?’ Ed io dicevo: ‘Paolo, ma cosa torno a fare in quella città? Non c’è più la mafia? Non ci sono più i morti ammazzati per strada?… Tornai a Palermo quando la rabbia aveva preso il posto della speranza… Io non so quello che direbbe mio fratello, so quello che gli dire io visto che mio fratello mi diceva sempre: ‘Toto ma perché non torni?’ Vorrei dire a Paolo: ‘Hai visto, Paolo: sono tornato. Adesso sto facendo anche io la mia parte’.’

Angelo Garavaglia Fragetta (membro del direttivo Agende Rosse): ‘Quando ho conosciuto Salvatore Borsellino avevo più o meno quarant’anni, prima di conoscere Salvatore sapevo bene o male chi erano Falcone e Borsellino ma non mi ero mai interessato, vivevo come il protagonista del film ‘Matrix’ dentro un bozzolo o una rete virtuale dove tutto sembrava ancora abbastanza bello. Ancora oggi non so se ho fatto la scelta giusta prendendo quella pillola rossa perché da lì in avanti non sono più riuscito a fermarmi: ho cercato di dare il mio contributo per la ricerca della verità… In questi anni ci sono stati degli scoop su un possibile ritrovamento dell’agenda rossa… Anche attualmente stanno cercando questa agenda nelle disponibilità di Arnaldo La Barbera. Io, sinceramente, a tutte queste cose non credo e, secondo me, l’agenda è in mani bel salde lontana dall’essere sotto una macchina o a casa di La Barbera. La ricerca dell’agenda rossa potrebbe avere anche una fine. C’è bisogno, forse, di un pentito di stato’.

Fabio Repici (avvocato di Salvatore Borsellino): “Sull’agenda rossa ci sono alcuni dati certi. Il primo è che si trovava nella borsa di Paolo Borsellino quando Paolo Borsellino arrivò nel pomeriggio del 19 luglio 1992 in via D’Amelio. È certa un’altra cosa: le immagini che raffigurano l’allora capitano Giovanni Arcangioli circa mezz’ora dopo l’esplosione, con in pugno la borsa di Paolo Borsellino, allontanandosi dal luogo dell’esplosione, attività che il capitano Arcangioli fece senza mai redigere una relazione di servizio, quindi attività che noi possiamo sostenere essere stata compiuta per ragioni fuori dal suo ruolo ufficiale. Il capitano Arcangioli fu sottoposto a processo per furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. In udienza preliminare il GUP di Caltanissetta prosciolse Arcangioli per non aver commesso il fatto. La Cassazione rigettò il ricorso della Procura di Caltanissetta. Così si finì il processo a carico di Arcangioli. Certo è che quando quella borsa fu repertata con colpevolissimo ritardo, solo il 5 novembre del 1992, alla squadra mobile di Palermo dal PM Cardella, noi sappiamo che in quella borsa, in quel momento, non c’era più l’agenda rossa. La borsa di Paolo Borsellino era stata asportata dal capitano Arcangioli. Quindi seguendo la filiera gerarchica del capitano Arcangioli bisognava andare per capire dove sia finita l’agenda rossa. Altro dato certo è che l’agenda rossa non è stata sottratta da mani mafiose, ma da mani di rappresentanti dello Stato, che plausibilmente con quei segreti hanno giocato una attività di ricatto che, probabilmente, ha perfino inciso negli equilibri con i quali è stata costruita la “seconda Repubblica”. La morte di Paolo Borsellino era un evento necessario perché il disegno cominciato con la strage di Capaci potesse proseguire”.

Video realizzato da Antonio Nasso

 

 

 

 

 

 

 

 

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