“E’ davvero incredibile parlare di presunti giornalisti che parlano a loro volta di presunta trattativa tra Stato e la Mafia. Ciò che mi ha preoccupato di più è stato il silenzio. Il silenzio della politica e della stampa. Squarciare questo silenzio serve a renderci cittadini liberi. Molti giornali ci bombardano con una serie di notizie, ma nel più imbarazzante silenzio si celano le cose evidenti della trattativa. Quello che non vogliono è che i cittadini vengano a sapere è che lo Stato è già sceso a patti come ha stabilito una sentenza della Corte di Corte di Appello di Firenze”. Parole forti, si, ma vere, concrete, di un significato profondo. Non sono le parole di quello che i giornali potrebbero facilmente definire come un “complottista”, sono le affermazioni di Saverio Masi, capo scorta del giudice Di Matteo, invitato ieri ad Andria in un incontro organizzato dalla Casa Accoglienza “Santa Maria Goretti” dal titolo ” Povertà e Legalità: Ho un debole per i deboli – Menti raffinatissime” presentato da Giuseppe Leonetti e don Geremia Acri e al quale ha partecipato anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che con delle semplici parole è riuscito a raccontarci la commovente storia di un giudice che sapeva di avere i giorni contati ma che nel mentre scrisse “sono ottimista” quasi a testimoniare il fatto che, attraverso il suo sacrificio, il popolo italiano avrebbe di lì a poco a poco avvistato uno spiraglio di luce, delle informazioni utili per completare quel mosaico che i poteri forti ancora oggi cercano di distruggere.
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