17 agosto 2021 – Succede a volte di svegliarsi mentre si sta facendo un sogno particolarmente vivo, particolarmente vero, particolarmente coinvolgente e di cercare di non aprire gli occhi, di riaddormentarsi per continuare a vivere quel sogno.
Qualche volta ci si riesce e si ricomincia a sognare lo stesso sogno.
Il sogno continua.
È quello che ci è successo con l’iniziativa di “Scorta per la Memoria”, una iniziativa nata sotto l’impeto dello sdegno per una esibizione a fini elettorali da parte di un politico di bassa LEGA presso l’Ulivo di Via D’Amelio, per impedire che queste profanazioni si ripetessero, ma che poi, con il passare dei 92 giorni in cui è durata, dal 1° maggio al 31 luglio, i mesi delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ha assunto un aspetto diverso.
È diventato un trovarci insieme sotto quell’ulivo nei cui rami non scorre la linfa degli altri alberi ma il sangue mescolato insieme di Paolo, di Agostino, di Claudio, di Emanuele di Vincenzo e di Eddie che lì, davanti al numero 19 di Via D’Amelio, hanno visto per l’ultima volta il cielo di Palermo, prima di quella tremenda esplosione che lo ha oscurato e ha portato via le loro vite.
Sotto i rami di quell’albero si sono ritrovati palermitani, siciliani e persone arrivate da ogni parte d’Italia, che, come avevo chiesto, hanno dedicato un giorno della loro vita a chi ha sacrificato la sua vita per noi.
Chi per una mattina, chi per un giorno, chi per una settimana, chi, venuto lì per un momento di raccoglimento, è rimasto poi per tutta la durata della Scorta, assicurandone così la continuità.
Vorrei nominarli tutti ma basterà vedere i post del gruppo “Scorta per la memoria” per vederli tutti, con le loro Agende Rosse, mentre facevano delle dirette insieme ad Antonio Vullo, a Luciano Traina, a Tommaso e Pina Catalano, mentre parlavano ai visitatori della storia di quell’albero, dei loro familiari morti per il nostro paese.
Nel corso di questa iniziativa abbiamo anche inaugurato una telecamera che dal Castello Utveggio, cioè proprio da dove probabilmente c’era la cabina di regìa della strage del 19 luglio, inquadra costantemente l’Ulivo che mia madre ha voluto fosse piantato proprio nella buca scavata dall’esplosione che le portò via il figlio.
Oggi, da ogni parte del mondo, chiunque può collegarsi alla pagina www.viadamelio.it per vedere quell’ulivo che ha fatto sì che quel luogo diventasse un simbolo di pace e di memoria piuttosto che un luogo di violenza e di morte.
Abbiamo anche installato delle luci, che, dall’imbrunire all’alba, avvolgono l’albero con i colori di quella bandiera per cui quegli uomini hanno sacrificato la loro vita e da ieri sera si sono finalmente riaccese quelle luci tricolori che di notte vegliano il sonno di questi martiri.
Si erano spente a causa degli interventi necessari per ripristinarne il funzionamento dopo le manomissioni di alcune persone indegne di abitare in quel luogo.
Abbiamo allora preso una decisione, insieme a tutti quelli che hanno vissuto questo sogno, quella di rendere permanente questo presidio, di continuare a sognare.
Paolo è nato il 19 gennaio, è stato ucciso il 19 di luglio davanti al numero 19 di Via D’Amelio e allora noi il 19 di ogni mese, per tutti i mesi dell’anno, ci ritroveremo in Via D’Amelio a rinnovare la nostra Scorta per onorare la Memoria dei nostri fratelli.
Aspetteremo lì quelli che vorranno vivere questo sogno insieme a noi.
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