di Karim El Sadi –
In via d’Amelio il fratello dell’educatore carcerario assassinato dalla ‘Ndrangheta nel ’90: “Questa strage fu rivendicata dalla Falange Armata”
“La Falange Armata è entrata con prepotenza nella scena di questo Paese con il delitto di mio fratello Umberto avvenuto nel 1990; poi nel ‘94 è sparita, ma solo dopo aver realizzato il piano eversivo: rovesciare la classe politica, traghettarci dalla Prima alla Seconda Repubblica e cambiare gli assetti istituzionali senza toccare la Costituzione. Un piano riuscito perfettamente attraverso quattro anni di terrore”. Con queste parole, Stefano Mormile, fratello di Umberto Mormile, educatore carcerario ucciso con sei colpi di pistola l’11 aprile 1990, ha voluto ricordare attraverso i microfoni di questo giornale, le fragilità di un Paese, l’Italia, preda di quelle “menti raffinatissime” – come le ha più volte definite il giudice Giovanni Falcone – che hanno alimentato anche la Falange Armata: una rete eversiva-terroristica che attraverso la strategia della tensione ha segnato, difatti, il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Un golpe a tutti gli effetti, perpetrato a suon di bombe e brutali omicidi. Una vera e propria organizzazione criminale e non un gruppo di semplici mitomani, “che ha utilizzato i propri comunicati non solo per rivendicare omicidi e stragi, ma anche per inviare messaggi e minacciare corpi dello Stato. Comunicati – ha ricordato Mormile durante le commemorazioni per il 31esimo anniversario dell’attentato di via d’Amelio – le cui informazioni erano riservatissime e accessibili solo agli ‘addetti ai lavori’”. Una vera inchiesta in grado di indagare sui presunti rapporti tra uomini della Falange Armata e uomini dei servizi segreti, negli anni, non è mai stata realizzata. “I primi successi sono arrivati solo grazie al processo ‘Ndrangheta stragista e al procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Dal processo è emerso che la Falange Armata – ha spiegato Mormile – non era un semplice gruppo di ‘ciarlatani’, ma un gruppo la cui manodopera era costituita da ‘Ndrangheta, Cosa nostra, Camorra e, addirittura, Sacra Corona Unita. Anche la strage di via d’Amelio che stiamo raccontando oggi, oppure la strage di Capaci – ha ribadito – sono state rivendicate dalla Falange Armata”. Durante la sua intervista, Stefano Mormile ha spiegato anche i motivi che potrebbero indicare la necessità di pensare ad una riforma utile per migliorare la gestione dell’intelligence italiana, sempre presente durante le stragi che si sono verificate nel Paese. “I servizi segreti dovrebbero proteggere la democrazia e salvaguardarla. Tuttavia, nonostante siano diretti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, una parte di loro sembra fare tutt’altro. Mi aspetto che vengano introdotte delle regole, anche di trasparenza”.
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