La quinta puntata de “I Germogli della Legalità, la voce dei bambini contro le mafie” condotta da Savino Percoco e Ludovica Di Chiara è dedicata a Rino Gaetano.
Tra gli ospiti, l’avv. Bruno Mautone, autore di alcuni libri inchiesta sui significati occulti, che emergerebbero dai testi composti dal cantautore e sui misteri che orbitano sulla sua morte, avvenuta il 2 giugno del 1981, e che a suo parere non sarebbe stato un casuale incidente.
Ad intervenire, anche la Professoressa di diritto Caterina Locuratolo e cinque studenti tra i 14 e 16 anni dell’Istituto Tecnico Economico e Liceo Linguistico Romanazzi di Bari, protagonista lo scorso anno di un seminario con il vicedirettore di ANTIMAFIADuemila, Lorenzo Baldo in merito al libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”, scritto con Giorgio Bongiovanni.
La Professoressa Locuratolo, racconta la nascita dell’impegno alla legalità con la sua scuola, illustrando alcune attività come la partecipazione alle marce della legalità di don Ciotti, avviate originariamente in forma estemporanea e con un ristretto gruppo di ragazzi. Ricorda inoltre un episodio legato ad una sua ex alunna dagli atteggiamenti prepotenti che nel tempo, acquisendo i valori etici trasmessi, consegnò alle forze dell’ordine un portafogli trovato per strada.
Tra i ragazzi, Denise, espone con orgoglio, l’attivismo profuso in alcune marce contro la mafia, raccontando anche episodi di bullismo denunciati senza paura a docenti e dirigenti scolastici. Antonio, attraverso un’analisi riflessiva, sottolinea l’importanza di abbattere le fobie, “per sconfiggere la mafia, dovremo prima sconfiggere la paura e rompere il silenzio”. Valentina, anch’essa spesso presente alle marce di legalità, rimarca il senso di ingiustizia generato dalla sopraffazione e che lentamente distrugge psicologicamente la vittima. Con orgoglio ricorda alcuni episodi di bullismo denunciati come testimone. Mattia, referente per la sua classe per la marcia dell’impegno di quest’anno, racconta l’insegnamento acquisito dalle testimonianze di un collaboratore di giustizia campano, pentitosi in carcere attraverso la lettura della bibbia e degli episodi di bullismo che suo malgrado ha subito, ma denunciando il tutto agli organi competenti. A coloro che ritengono inutile e una perdita di tempo la lotta al crimine organizzato, replica con una citazione biblica sul giorno del giudizio. Al turno di Claudia, si rilanciano le attenzioni verso le scuole primarie, dove la ragazza ha subito l’arroganza del bullismo, fino all’emarginazione. Descrive la sua iniziale chiusura, abbattuta dopo un confronto con i genitori e al supporto della scuola. Ragazzi quindi coraggiosi, che attraverso le loro esperienze, rilasciano un importante segnale affinchè si superino gli ostacoli generati dalla violenza.
Nella seconda parte di trasmissione, l’avv. Mautone, rispendendo alle domande dei ragazzi entra nel merito delle sue indagini sui testi e la morte di Rino Gaetano.
Massonerie – Loggia P2 – Licio Gelli
Secondo lo scrittore, Gaetano, rimarcherebbe spesso nelle sue canzoni, la posizione succube dell’Italia nei confronti degli USA, attraverso dinamiche legate alla massoneria, riconducibili anche alla figura dell’ammiraglio Stone, “massone di massimo grado, che praticamente governò l’Italia negli anni immediatamente successivi al dopo guerra”.
Afferma inoltre, che il giorno seguente alla morte dell’artista, sulla Stampa di Torino, un articolo firmato da M.C., specificava che nel brano “Nun te reggae più”, vi erano riferimenti a iscritti alla Loggia P2, fondata dal “filo-americano” Licio Gelli.
Riguardo al “maestro venerabile” aggiunge che il cantante condivideva una forte amicizia con Elisabetta Ponti, figlia di Lionello e suo medico personale, anch’egli “pidduista”, con cui, secondo l’interpretazione di alcune testimonianze, Gaetano si sarebbe talvolta confrontato.
Nella strofa “… DC DC DC DC Cazzaniga”, a suo parere il riferimento è “Vincenzo Cazzaniga, amministratore delegato della ESSO italiana, multinazionale del petrolio, un uomo che collaborava con la CIA, con l’Ambasciata americana e finanziava segretamente i partiti di Centro, soprattutto la DC, in chiave anti-sinistra per evitare che l’Italia uscisse dall’orbita politica e anche militare degli Stati Uniti”. Nel 1978, il brano fu interpretato da Gaetano nel corso della trasmissione “Acquario”, condotta da Maurizio Costanzo, di cui l’avvocato sostiene, possa essere l’autore del su citato articolo e che nell’occasione non accolse docilmente il cantautore.
Infine, nel testo di “Berta filava”, si fa riferimento ad un “santo vestito d’amianto”, di cui Mautone anticipa di svelare nome nel suo prossimo libro e che si tratta di una definizione codificata legata ad un potente esponente degli anni ’60 e ‘70, vicino “ad ambienti spionistici, alla massoneria, conosciuto con questo nome in codice da pochissime persone. Il fatto che l’artista utilizzi, queste locuzioni dimostra delle conoscenze incredibili e pericolose, nei confronti del potere dell’epoca”.
“La Ballata di Renzo”: un brano profetico sulla morte di Gaetano?
Un testo scritto dal crotonese nel 1970, e che racconta la morte di “Renzo” avvenuta sorprendentemente in modalità simili a quelle di Gaetano. Il protagonista del brano, come il cantante, muore a Roma di notte, non viene soccorso dai Policlinici del San Giovanni e del San Camillo, muore all’alba e non trova posto al cimitero. Il cantante infatti fu seppellito a Mentana (RM).
L’inchiesta
A parere dell’avvocato, l’inchiesta legata alla morte di Gaetano, sarebbe stata molto superficiale e avrebbe lui stesso presentato una denuncia alla Procura Penale di Roma, in sollecito alla riapertura del caso, allegando anche dei dubbi sulla morte di Enrico Carnevali, ex dipendente dell’Ambasciata Americana, con incarichi riservati e delicati, che tramite l’amicizia col paroliere, potrebbe averlo messo a parte di confidenze importanti.
A riguardo, sottolinea un’interrogazione del Senatore barese Nicola Lanza, presentata nel 1981 al Presidente del Consiglio dell’epoca, Arnaldo Forlani, dove si chiedevano chiarimenti sulla morte del cantante e sulla dubbia efficacia dei soccorsi.
Mino Pecorelli
L’autore racconta che attraverso alcuni dossier legati all’indagine della Magistratura di Roma sulla banda della Magliana, è venuto a conoscenza di supporti economici da parte di uno dei manager di Gaetano al giornalista Mino Pecorelli. Aggiunge che secondo il cronista, alcuni personaggi ritenuti “scomodi”, fossero assassinati tramite “incidenti stradali compiuti con camionisti distratti o con la tecnica del radiocomando…marchingegni apposti sul veicolo per renderlo inguidabile e che dovevano essere poi asportati subito dopo”.
Nel merito, evidenzia che dopo l’incidente di Gaetano, le prime persone accorse, non furono “infermieri o medici o l’ambulanza di un qualsiasi ospedale, ma un’ambulanza misteriosa di tecnici dei vigili del fuoco”, di cui dice, non si conosce la Caserma di provenienza o i nomi dei tecnici che potrebbero essere invece, “uomini dei servizi che dovevano asportare dal veicolo incidentato, lo strumento che aveva reso inguidabile la macchina”.
A tal riguardo, specifica che un “personaggio storico dello spionaggio italiano filo-americano”, Cesare Carnevali, padre di Enrico e su citato amico dell’artista, sottolineando che in questi delitti veniva fatta coincidere come forma di rivendicazione, un albero di platano.
Dettaglio riscontrato sia nella morte di Gaetano, ma anche in incidenti eccellenti legati a uomini vicini ad Enrico Mattei (di cui si occuperà anche il giornalista poi scomparso Mauro De Mauro), come il deputato socialista Eugenio Duoni, e nel mese seguente il suo segretario.
I riferimenti delle canzoni di Gaetano all’omicidio di Wilma Montesi
Durante un concerto sulla spiaggia di Capocotta del 1979, il cantante disse che “c’è qualcuno che mi vuole mettere il bavaglio, io non li temo, non ci riusciranno, sento che, in futuro, le mie canzoni, saranno cantate dalle nuove generazioni che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi anziché averli pieni di sale e chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”.
Mautone spiega che queste parole potrebbero ricondursi al cadavere di Wilma Montesi, ritrovato proprio sulla spiaggia di Capocotta, del cui assassinio vennero incriminati Attilio Piccioni, figlio del Ministro degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio dell’epoca e il Marchese Ugo Montagna, “spia durante il regime fascista e poi collaboratore dei servizi segreti e massone nel dopo guerra”.
Questi ultimi, afferma l’avvocato, rientrerebbero nel brano “Nun te reggae più” dove testualmente è richiamata “Capocotta” e si allude ai due uomini nelle strofe “auto blu, sangue blu” o “ladri di Stato e stupratori”, probabilmente per sottolineare non solo i riferimenti ma anche la violenza sulla donna.
Proseguendo, fa notare che la frase “di commendatori dal grasso ventre e vite politicizzate” si ricollega agli inquirenti dell’epoca, che escludendo, alcol, stupefacenti e stupro, considerarono la morte della Montesi, un pediluvio, scagionando quindi i due colpevoli. Mautone ritiene che la ragazza fu vittima di un festino organizzato da personaggi potentissimi e che l’allusione agli USA rientri anche in questo brano, considerando che il “filo-americano” Ministro Piccioni ed erede politico di De Gasperi, fu costretto alle dimissioni. Aggiunge inoltre, “che nei festini, nelle orge, che si organizzavano sul villino di Capocotta, spesso vi erano funzionari dell’Ambasciata Americana”.
Canzoni e denuncia sociale.
Mautone ritiene che il paroliere, cantando dei poteri occulti, possa essere considerato un precursore e spiega che quando al Festival di Sanremo del 1978, raggiunse la terza piazza con il brano “Gianna”, e gli domandarono nel merito musicale, rispose che “il Festival di Sanremo è come un ordine massonico”. Afferma che Gaetano fosse definito un vocalist “non sense” rivelatosi invece un artista coraggioso, pungente e intelligente, che cantava in maniera abile e ironica con contenuti pericolosi anche per la sua incolumità.
Su quest’ultimo aspetto, descrive il crotonese come uomo consapevole dei rischi, e sottolineando la strofa forse biografica che recita “la sua salma portata a spalla da gente che bestemmia e ce l’ha con me”, tratta dal brano “Al compleanno della Zia Rosina”.
Tra gli altri “successi” cita “Io ci sto”, che lo interpreta come una forma di “testamento spirituale artistico” in risposta a chi gli chiedeva di tacere e restare calmo, rimarcando invece la sua scelta combattiva contro prepotenze, arroganze e ipocrisie del potere.
“Treno Taranto Ancona” che spiega essere il tratto ferroviario utilizzato dai servizi segreti Piduisti per inquinare l’indagine sui “Treni”, o la “mansarda in via Condotti” in riferimento alla sede segreta della P2 negli anni ’70 e che dimostra quanto Gaetano fosse a conoscenza di fatti importantissimi, ancor prima che divenissero pubblici.