Con “Trattativa Stato-mafia” si intende genericamente il periodo successivo alla strage di Capaci, nel quale alcuni esponenti dello Stato chiesero ai capi di Cosa Nostra la cessazione delle stragi. Ma, siamo sicuri che la Trattativa cominciò in quel periodo e non già molto prima? Siamo sicuri che quella di Falcone sia stata una strage di mafia e non anche di Stato?
Un dato ci dà da pensare riguardo la strage di Capaci. In aula di tribunale, venne chiesto a tutti i mafiosi del commando incaricato di organizzare quella strage, come facessero ad essere a conoscenza della data in cui Falcone sarebbe ritornato da Roma a Palermo per farsi trovare, di conseguenza, appostati e pronti. I mafiosi, di comune accordo, risposero di aver pedinato il giudice durante i suoi spostamenti da Roma a Palermo nel maggio ‘92 e che, quindi, sapevano che rientrasse di sabato. Il punto nodale sta proprio qui. Giovanni Falcone scese in Sicilia solo due volte a maggio, prima del 23: lunedì 8 maggio e lunedì 18 maggio. E, volendo supporre che i mafiosi si basarono sui pedinamenti di aprile, il giudice non scese a Palermo nessun sabato di aprile, ma solo di venerdì. Ed anche il rientro di sabato 23 maggio, che gli costò la vita, era programmato per venerdì 22, posticipato da Falcone al giorno successivo per un imprevisto, un’esigenza della moglie Francesca. Quindi la domanda è: come faceva il commando mafioso a sapere che il giudice Falcone sarebbe sceso a Palermo proprio sabato 23 maggio?
Di conseguenza: chi ha avvisato il commando che Falcone sarebbe tornato in quella data e a quell’orario?
I cellulari dei mafiosi impegnati nella strage sono stati analizzati e non risultano chiamate particolari se non telefonate tra loro stessi. Ma un fatto strano emerge: poco prima che Falcone salisse sull’auto, il cellulare di uno del commando entra i contatto con gli Stati Uniti, ma questo cellulare è stato rubato un mese prima e dichiarato cessato, quindi non potrebbe funzionare invece funziona; poi, tutti i killer sostengono di non aver fatto nessuna telefonata in America quel giorno. Chi c’era dietro questa telefonata fatta rimbalzare all’estero?
Sì, senza aver paura di sbilanciarsi, “fatta rimbalzare”.
Uccidere Falcone in quel momento non sembrava nemmeno essere la priorità di Riina, che non partecipò al commando e non partecipò nemmeno Provenzano, che improvvisò il gruppo armato con persone che fino a quel momento non avevano ancora “lavorato” insieme.
E tutto questo, signori e signore, quando Giovanni Falcone sosteneva: “Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi.”
Falcone e Borsellino sono morti perché non volevano trattare con la mafia e avevano capito che pezzi deviati delle istituzioni (oltre ad ambienti della politica e dell’imprenditoria) invece trattavano.
Federica Giovinco
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